Idromele, la bevanda più antica scoperta dall uomo-Apicoltura Morlini

Idromele, la bevanda più antica scoperta dall'uomo

La “bevanda degli dèi" è considerata il fermentato più antico del mondo e si presume che il suo consumo durante il Medioevo abbia addirittura contribuito a coniare il termine “luna di miele”.
 

L'idromele, dal greco hýdor "acqua" e méli "miele", è una bevanda alcolica prodotta dalla fermentazione del miele, a dispetto del comune equivoco che vede questo prodotto ottenuto con il succo di mele.

Secondo molte fonti, si tratterebbe della bevanda più antica scoperta dall’uomo: le prime notizie scritte certificate sulla sua esistenza arrivano dagli antichi egizi, popolazione che già conosceva birra e vino.

La civiltà precolombiana dei Maya usava bere una bevanda fermentata a base di miele, aromatizzata con cortecce e radici: queste avevano una funzione euforizzante che, unitamente all’alcol prodotto, dava ai sacerdoti Maya, gli unici ammessi al suo consumo, il potere di vaticinare sul futuro.

La diffusione dell’idromele fu senza dubbio più capillare nelle zone fredde del Nord Europa, poichè la vite, a differenza delle api, è più esigente sotto l’aspetto climatico e necessita di cure e mano d’opera qualificata, con pratiche colturali certificate: le popolazioni nordiche lo ritenevano “la bevanda degli dei” poiché, secondo le leggende norrene, si trattava della bevanda preferita di Odino, il re degli dei.
Dal punto di vista archeologico, l'importanza che l'idromele rivestiva nelle società nordiche, più specificamente nel popolo vichingo, risiede nella scoperta di sale dove anticamente si svolgevano rituali definiti symbel durante i quali si banchettava per festeggiamenti religiosi o successi bellici: strutture come questa erano dette “sale dell'idromele”.

 
Immagine 1 - Una scena di bevuta durante una symbel vichinga, su una stele incisa nell’isola baltica di Gotland (fonte: wikipedia).

Il fermentato veniva copiosamente consumato anche dalle popolazioni celtiche, in particolare dai Druidi che lo sorseggiavano per andare in uno stato di trance, misto ad ebbrezza, al fine di entrare in contatto con dio.

Anche il Medioevo registrò un importante consumo dell’idromele e questo fu possibile grazie alla relativa facilità di fornitura della materia prima: le razzie, infatti, raramente distruggevano alveari e boschi, a discapito delle vigne e dei campi di grano.
 
La bevanda si diffuse molto fra il popolo, per la sua relativa facilità di preparazione, ma mantenne sempre la sua valenza propiziatoria: pare che nella settimana successiva al matrimonio, fosse uso comune consumare idromele per aumentare le probabilità di nascita di un erede maschio.
Il termine “Luna di Miele” potrebbe infatti derivare da questa pratica che venne mantenuta per tutto il Medioevo: l’idromele veniva portato in dote dalla sposa in un quantitativo sufficiente a coprire un mese, pari a 28 giorni, ovvero una luna, dal giorno delle nozze. Il suo consumo era auspicio di fecondità ed abbondanza per la nuova famiglia.

Per quanto riguarda la sua preparazione, la ricetta di base richiede semplicemente miele, acqua e lievito, ma vi sono innumerevoli varianti, ciascuna con il proprio nome: braggot (miele e malto), melomel (miele e frutta), metheglin (miele e spezie).