Nel Nepal orientale, l’etnia Gurung ogni giorno sfida la morte per raccogliere il “miele pazzo” che, se assunto in ingenti quantità, può essere tossico e causare un avvelenamento.

Tra le vette e le valli dell’Himalaya, oltre i 2.500 metri di altitudine, le api himalayane (Apis laboriosa dorsata, la più grande ape del mondo) costruiscono i loro enormi alveari, nei quali è possibile trovare anche 60 chili di miele.
Queste api, che raggiungono i 3 centimetri di lunghezza, raccolgono il nettare dai fiori appartenenti famiglia delle Ericaceae, come le azalee e i rododendri.
Essi contengono una particolare tossina, la graianotossina, che, di conseguenza, finisce nel miele: il risultato è un prodotto molto più scuro rispetto a quello tradizionale, di colore rossastro, in grado di comportarsi proprio come uno stupefacente.
Se preso in piccole quantità è inebriante, rilassante e in grado di regalare una sensazione di vertigine e formicolio. Quando però si esagera, può essere tossico e causare un avvelenamento, aggravato da debolezza muscolare progressiva e irregolarità cardiache.
Nonostante questo, il suo valore è altissimo sul mercato illegale nel quale viene venduto a prezzi vertiginosi per scopi ricreativi, soprattutto in Cina e Corea del Sud: mezzo chilo può arrivare a costare fra 60 e 80 dollari.
Tuttavia, la sua raccolta è considerata preziosa per i nepalesi, in quanto hanno imparato ad ingerirlo nelle quantità corrette e ad utilizzarlo per scopi medici: il miele pazzo viene utilizzato come antisettico, come rimedio per la tosse o per lenire il dolore. Inoltre viene ingerito anche per curare ipertensione e diabete.
Come avviene la raccolta di questo miele particolare?
Essa è possibile solo grazie al coraggio di pochissimi raccoglitori appartenenti all’etnia Gurung, stanziata nel Nepal orientale.
Questi, arrampicandosi senza imbracatura su rocce a strapiombo sul vuoto, raggiungono gli enormi alveari delle api giganti utilizzando scale di fibra di bambù, posizionate lungo pareti di roccia alte fino a cento metri.
Una volta arrivati al nido, lungo anche più di due metri, i temerari raccoglitori cominciano a scacciare gli sciami con il fumo generato dal rogo delle foglie legate sulla sommità di lunghi pali di legno. Infine, raccolgono il prezioso oro rosso, senza alcuna protezione.

Immagine 1 - I raccoglitori del miele pazzo lungo le pendici himalayane. (Fonte: vice.com).
Questa operazione è talmente straordinaria da essersi meritata un film-documentario, realizzato per VICE dal fotografo/reporter David Caprara : si intitola "The Honey Hunters of Nepal" (i cacciatori di miele del Nepal) e racconta la storia di questi ultimi cacciatori di miele pazzo, ma anche delle preziose api in grado di generarlo.